Il neuropsicologo Aarón Fernández spiega la valutazione neuropsicologica e la riabilitazione neuropsicologica nelle afasie.
Il ruolo della neuropsicologia nelle afasie
Le afasie, definite come l’insieme di alterazioni del linguaggio e della comunicazione derivanti da un danno cerebrale, rappresentano una limitazione allo sviluppo della vita della persona che va ben oltre il semplice problema del linguaggio in sé.
Data questa complessità, è necessario disporre di un team composto da diversi professionisti che, da differenti prospettive, cerchino di aiutare a recuperare la massima funzionalità possibile e di facilitare l’adattamento della persona alla sua nuova situazione di vita.
Logopedisti, terapisti occupazionali, fisioterapisti, assistenti sociali, psicologi clinici devono fornire la loro valutazione e, se necessario, le loro opzioni di intervento. Naturalmente, anche il neuropsicologo svolge un ruolo importante in tutto questo processo che cercheremo di esporre in questo articolo.
Il neuropsicologo è il responsabile della descrizione del profilo cognitivo che la persona presenta dopo il danno cerebrale che ha provocato quell’afasia. In questo senso, quando consideriamo il linguaggio come funzione cognitiva, è difficile cercare di separarlo da altre funzioni su cui si basa e su cui influisce, come la memoria di lavoro, la funzione esecutiva, la memoria, tra le altre(1). Conoscere questo profilo può essere una chiave importante per sapere cosa abbiamo a disposizione e cosa no per la riabilitazione.
Inoltre, la neuropsicologia è una delle responsabili nel canalizzare i diversi progressi che stiamo ottenendo dalle neuroscienze sul funzionamento del linguaggio stesso e che stanno permettendo di proporre nuovi modi di affrontare la riabilitazione, passando da un modello di categorie sindromiche a un modello di approccio basato sui processi del linguaggio(2,3)
Valutazione neuropsicologica delle afasie
Il modello di base
Uno dei requisiti importanti per la valutazione neuropsicologica del linguaggio è disporre di un modello che ci permetta di comprendere come esso funzioni.
Di norma si ricorre al modello classico di Wernicke-Geschwind(4) che propone una serie di sindromi chiuse e segmentate, ma che si dimostra insufficiente per descrivere le alterazioni del linguaggio presenti nella persona con afasia e, pertanto, poco specifico per fungere da base valutativa per la successiva stesura di un programma di riabilitazione.
A due livelli perfettamente complementari disponiamo di alcuni modelli che possono esserci di maggiore utilità.
A livello anatomo-funzionale, disponiamo del modello a doppio percorso proposto da Hickok e Poeppel(5) che ci definisce due percorsi relativi rispettivamente alla produzione linguistica e alla comprensione del linguaggio.
Un percorso dorsale (equivalente al modello di Wernicke-Geschwind) relativo agli aspetti di costruzione fonologica, grammaticale e controllo articolatorio e un percorso ventrale maggiormente correlato agli aspetti della comprensione uditiva, sia della discriminazione dei suoni verbali, sia semantica o grammaticale.
Successivamente, Friederici e Gierhan(6) hanno aggiunto due suddivisioni a tali percorsi che cercano di separare vari processi e associarli a diversi fasci.
A livello più puramente cognitivo disponiamo del modello di elaborazione del linguaggio proposto da Ellis e Young(7) che ci permette di dissociare vari processi all’interno dei diversi aspetti del linguaggio che tradizionalmente abbiamo valutato e, quindi, di discernere in modo più chiaro quale sia la causa del problema che osserviamo. La sua conoscenza diventa fondamentale per un corretto approccio nelle afasie.

Alcuni test per la valutazione neuropsicologica delle afasie
La chiave per stabilire un programma di riabilitazione, di conseguenza, risiede nella nostra capacità di individuare i processi del linguaggio che presentano difficoltà e quelli che non ne presentano. A tal fine è fondamentale identificare le diverse dissociazioni eseguendo compiti specifici e analizzando gli errori che ne derivano.
Le batterie che ci permettono di raggiungere questo livello di analisi sono, per esempio, la batteria BETA e la batteria EPLA, che sono composte da diversi compiti che mettono in evidenza differenti processi di base del linguaggio. Risulta inoltre di interesse il test “Piramidi e palme” in relazione al componente semantico.
Ma occorre anche tenere presente che nella maggior parte dei casi va effettuata una valutazione che ci permetta di determinare in che modo altre funzioni cognitive possano influenzare il linguaggio in generale o un processo in particolare.
Un appunto su ciò che tralasciamo
Non va dimenticato che in molti casi la valutazione non consiste solo nel localizzare quel processo alterato, ma è importante considerare come quel problema influisca su ciascuna persona. E questo è qualcosa di unico, per cui si può dire che ogni persona abbia un tipo di afasia realmente diverso e che solo prendendo in considerazione la persona che abbiamo davanti potremo trovare l’approccio adeguato.
I test di valutazione neurofunzionale che utilizziamo abitualmente per osservare l’impatto sulla vita quotidiana di un danno cerebrale sono poco o per nulla sensibili all’impatto che un’alterazione del linguaggio ha sulla nostra vita(8). Si raccomanda di utilizzare test specifici come l’indice di efficacia comunicativa, il CADL-2 (Comunicazione nelle attività della vita quotidiana) o il Communicative Activity Log (CAL).
Riabilitazione neuropsicologica del linguaggio
Approccio alla riabilitazione delle afasie
Partendo da queste premesse, il nostro approccio a livello neuropsicologico deve essere incentrato sul lavoro con i processi che abbiamo riscontrato alterati a seguito della valutazione preliminare.
Questi possono essere riabilitati utilizzando tecniche classiche come l’apprendimento senza errori o associando diversi elementi alle produzioni linguistiche (per esempio, associare elementi di una frase e il loro ordine a colori per lavorare sugli agrammatismi). Ciò che si deduce arrivati a questo punto è che ogni trattamento sarà specifico e molto diverso per ciascuna persona.
Tuttavia, è degno di nota il programma REGIA che utilizza il metodo di restrizione del movimento dell’arto sano nell’ambito del linguaggio, limitando in questo caso il linguaggio non verbale. Si tratta di un trattamento intensivo e di gruppo che vanta una solida evidenza scientifica circa il suo utilizzo (9).
Un’altra delle chiavi importanti è il utilizzo di sistemi alternativi di comunicazione, come variante per compensare le difficoltà linguistiche più gravi che la persona presenta.
Non bisogna dimenticare che, dopo un’afasia, la persona finisce per aver bisogno di un adattamento completo al proprio ambiente e di comprendere il mondo in un nuovo modo (10), pertanto l’intervento non deve limitarsi al solo studio.
Nella fase di cronicità
Infine, va sottolineato che il trattamento neuropsicologico nelle afasie si è dimostrato molto efficace nell’anno successivo alla lesione, ma anche quando entriamo nella fase cronica, poiché ci sono evidenze a favore dell’estensione del trattamento nei pazienti cronici in termini di risultati (9).
Bibliografia
- Cahana-Amitay D, Albert M. RedefiningRecoveryfromAphasia. Oxford, New York: OxfordUniversityPress; 2015. 296 p.
- Tremblay P, Dick AS. Broca and Wernicke are dead, ormovingpasttheclassicmodel of languageneurobiology. BrainLang. 1 de noviembre de 2016;162:60-71.
- Vega FC. Neurociencia del lenguaje: bases neurológicas e implicaciones clínicas [Internet]. Madrid: Panamericana; 2011 [citado 7 de marzo de 2018]. Disponible en: https://dialnet.unirioja.es/servlet/libro?codigo=555469
- Geschwind N. Disconnexionsyndromes in animals and man. I. Brain J Neurol. junio de 1965;88(2):237-94.
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- Friederici AD, Gierhan SM. Thelanguagenetwork. CurrOpinNeurobiol. 1 de abril de 2013;23(2):250-4.
- Ellis AW, Young AW. Human CognitiveNeuropsychology: A TextbookWithReadings. PsychologyPress; 2013. 694 p.
- Terradillos E, López-Higes R. Guía de intervención logopédica en las afasias. 2016.
- Berthier ML, Green C, Lara JP, Higueras C, Barbancho MA, Dávila G, et al. Memantine and constraint-inducedaphasiatherapy in chronicpoststrokeaphasia. Ann Neurol. mayo de 2009;65(5):577-85.
- Paniagua PJ. El entorno como sistema de comunicación [Internet]. Logocerebral. 2018 [citado 7 de marzo de 2018]. Disponible en: http://logocerebral.es/entorno-sistema-comunicacion/







Disturbo dell’apprendimento non verbale
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