Il Dottore in Biomedicina Pablo Barrecheguren ci spiega il potere dei videogiochi per alleviare i problemi neurologici: l’esempio pionieristico contro l’occhio pigro.
Attualmente, nel mondo una delle industrie più potenti è quella dei videogiochi, con gran parte della popolazione che consuma questo tipo di prodotto (ad esempio, il 42% della popolazione spagnola) e si tratta di un’industria che a livello mondiale ha generato nel 2017 un mercato di 108,9 miliardi di dollari. Data la dimensione di questo settore, molti ricercatori si sono chiesti se sia possibile utilizzare i videogiochi a fini terapeutici, e uno dei casi meglio documentati è quello degli studi sull’ambliopia.
I problemi dell’occhio pigro
L’ambliopia, comunemente nota come occhio pigro, è uno dei problemi di vista infantile più comuni, poiché ha una prevalenza di circa il 2,4% della popolazione, il che significa che colpisce circa 15 milioni di bambini in tutto il mondo.
Questo problema ha un origine neurologica, poiché “l’occhio pigro” è strutturalmente normale, ma a livello del sistema nervoso che controlla gli occhi esiste uno squilibrio che favorisce l’uso di un occhio rispetto all’altro.
Ciò comporta problemi di visione, nonché un impatto negativo sulla qualità della vita poiché rende difficile la lettura, lo sviluppo delle abilità motorie e può persino ridurre l’autostima dei bambini influenzando la loro immagine personale.
Il trattamento con la benda
Nonostante questo problema sia noto da anni, il trattamento principale è cambiato pochissimo negli ultimi decenni: consiste nel coprire con una benda l’occhio sano per forzare l’attività dell’occhio pigro.
L’idea alla base è che, forzando l’uso dell’occhio pigro, tutte le sue connessioni nervose si rinforzino a tal punto da eliminare lo squilibrio neurologico tra i due occhi.
Ciò dipende fortemente dall’età del paziente, poiché all’aumentare dell’età diminuisce la plasticità cerebrale, essendo necessarie in media 170 ore con la benda per un paziente di quattro anni, circa 236 ore per ottenere un effetto simile in un paziente di sei anni e, se il bambino ha più di sette anni, il periodo di trattamento con la benda supera le 400 ore.
A questo enorme numero di ore si aggiungono il disagio e la perdita di visione che il bambino subisce durante il trattamento, nonché il fatto che trattandosi di processi neuroplastici è possibile che il miglioramento regredi una volta terminato il trattamento (fino al 25% dei pazienti sperimenta una regressione nel primo anno di trattamento).
Videogiochi per migliorare la percezione visiva
In questo contesto, esiste una letteratura scientifica sempre più numerosa che documenta come negli adulti il consumo di determinati tipi di videogiochi possa migliorare vari aspetti della percezione visiva. In particolare, sono i giochi d’azione in prima persona (come la saga di Call of Duty, Battlefield o il popolare eSport Overwatch) a sembrare avere questo effetto, mentre in altri generi, come i videogiochi di simulazione o giochi come il Tetris, non sono stati rilevati tali effetti.
L’idea di utilizzare i videogiochi come terapia per riorganizzare le connessioni del sistema nervoso visivo ha un grande potenziale, poiché i videogiochi sono un prodotto molto attraente per i bambini e uno dei problemi del trattamento dell’ambliopia è la sua durata e l’estremo fastidio, per cui la collaborazione del paziente è limitata e questo potrebbe essere risolto con un trattamento gamificato.
Inoltre, se i videogiochi rappresentano un approccio efficiente, è possibile che non siano necessarie le centinaia di ore di trattamento attualmente richieste per curare l’ambliopia.
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Studio con The Magical Garden
In uno studio recente, ventuno pazienti con ambliopia unilaterale hanno giocato per un totale di venti ore a The Magical Garden, un videogioco in prima persona creato con il motore grafico del popolare gioco d’azione in prima persona Unreal Tournament, ma eliminando tutti i contenuti violenti dell’originale.
I giocatori dovevano solo muoversi nell’ambiente, raccogliere oggetti e “puntare” con il cursore oggetti in movimento come robot che apparivano sullo schermo. I risultati dell’esperimento hanno mostrato un miglioramento delle capacità visive dei pazienti che in gran parte si è mantenuto da 6 a 10 settimane dopo il trattamento.
Aprendo così la strada a un potenziale uso terapeutico dei videogiochi per trattare problemi neurologici.
Bibliografia
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