Definizione del sistema dei neuroni specchio
Neuroanatomia del sistema dei neuroni specchio motore/imitazione:
Esistono due principali reti neuronali che costituiscono il sistema dei neuroni specchio (Cattaneo & Rizzolati, 2008): una formata da aree del lobo parietale e della corteccia premotoria, nonché dalla porzione caudale del giro frontale inferiore; e un’altra composta dall’insula e dalla corteccia frontale mediale anteriore.
Ci concentreremo ora sul primo sistema, che riguarda l’apprendimento basato sull’osservazione e l’imitazione. L’organizzazione anatomica del primo sistema risponde a una gerarchia somatotopica della corteccia premotoria ventrale, con gli atti motori delle gambe localizzati nella zona dorsale; i comportamenti facciali ventralmente; e quelli manuali in una distribuzione intermedia. Gli atti motori prossimali (avvicinare la mano a un punto) si rappresentano dorsalmente, mentre il semplice atto di afferrare produce attività ventrale nella corteccia premotoria. D’altra parte, l’osservazione di atti motori genera anch’essa un’attivazione differenziale nella corteccia parietale.
L’osservazione di atti transitivi produce una attivazione del solco intraparietale, nonché un’attivazione della convexità parietale adiacente. L’osservazione di atti intransitivi – indipendentemente dal fatto che siano simbolici o semplici mimmiche – evoca un’attività specifica nella parte posteriore del giro supramarginale, che si estende al giro angolare. Infine, l’osservazione di azioni eseguite con strumenti attiva specificamente la parte più rostrale del giro supramarginale.
Il sistema dei neuroni specchio genera una evocazione dell’atto motorio osservato all’interno della stessa corteccia premotoria. Questa attività si coordina simultaneamente nel lobo parietale. È necessario distinguere le fasi del processo di osservazione per delimitare correttamente la neuroanatomia del primo sistema (frontoparietale). In questo contesto parleremo di comportamenti osservati che comportano un priming visuomotorio per l’esecuzione – o meno – di un’azione.
Escluderemo quindi il concetto di priming motorio-visivo, che implica predizioni delle conseguenze durante la pianificazione dell’azione. L’attività di questo sistema frontoparietale – ed è qui il punto rilevante – si manifesta quando il comportamento osservato è – potenzialmente – presente nel repertorio del soggetto. In altre parole, un essere umano che osserva un abbaio non attiva le aree premotorie e parietali perché non possiede quel comportamento nel proprio repertorio corticale.
D’altra parte, l’attività del sistema è proporzionale all’esperienza dell’osservatore nel comportamento osservato. La connettività funzionale del sistema frontoparietale dei neuroni specchio presenta una sequenza durante l’osservazione. Originariamente questa sequenza inizia nel lobo occipitale, dove vengono registrate le caratteristiche principali degli stimoli osservati. L’informazione viene quindi inviata alle aree di integrazione in una serie di passaggi che variano da 20 msec a 60 msec, in questo ordine: prima al solco temporale superiore, poi al lobo parietale inferiore, quindi al giro frontale inferiore e infine alla corteccia motoria primaria.
Iacoboni et al. (1999) propongono che le aree frontali attivate svolgano una computazione degli obiettivi da realizzare, mentre l’attività parietale corrisponde all’attivazione delle rappresentazioni motorie degli atti osservati. Il gruppo di Iacoboni distingue funzionalmente l’attività neuronale nel pars opercularis del giro frontale inferiore sinistro: la porzione dorsale del pars si attiva sia nell’osservazione sia nell’imitazione; mentre solo durante l’imitazione compare l’attività ventrale. Nel 2005 Iacoboni et al. analizzano funzionalmente le attivazioni descritte.
Per loro, il sistema dei neuroni specchio è fondamentale per l’apprendimento tramite imitazione. La sequenza di attivazione si completa nel modo seguente:
- (i) in primo luogo si attiva il solco temporale superiore, dove si trovano le rappresentazioni ventrali dei movimenti osservati.
- (ii) da qui si passa alla codifica degli obiettivi dell’azione attraverso il sistema frontoparietale, in cui la corteccia prefrontale dorsale elabora vari aspetti dell’azione, come il fine e il significato, archiviando queste informazioni, inviandole al lobo parietale e correggendo le computazioni spaziali.
Questa informazione efferente verrebbe inviata dal sistema frontoparietale dei neuroni specchio attraverso il pars opercularis al solco temporale superiore. A questo punto si realizza una computazione dell’adattamento tra le conseguenze predette nell’imitazione pianificata e la descrizione visiva dell’azione osservata. In definitiva, il sistema frontoparietale dei neuroni specchio costituisce un meccanismo di apprendimento basato sul feedback.
In realtà, ciò che viene trasferito dalle aree visive a quelle motorie non è un programma motorio dettagliato, bensì un prototipo dell’azione, un’azione dotata di significato che viene elaborata nel pars opercularis del giro frontale inferiore; e che guida poi la pianificazione motoria in base a una rappresentazione dettagliata dell’azione osservata, presente nel solco temporale superiore e nel lobo parietale inferiore. Quando l’azione osservata è nuova, prima dell’esecuzione si attiva il sistema dei neuroni specchio frontoparietale, oltre all’area BA 46 e alla corteccia mediale anteriore.
Questa attivazione si traduce in un meccanismo di controllo esecutivo, probabilmente parte del supervisore di Shallice su cui si basa il meccanismo della memoria di lavoro di Baddeley (2000). In questo caso, tale sistema potrebbe implicare una computazione top-down della pianificazione del movimento, in cui la memoria di lavoro gestisce i contenuti osservati e pianifica il movimento, generando un’attività frontoparietale corrispondente al meccanismo dei neuroni specchio.
Il sistema dei neuroni specchio non va concepito come un modulo neuronale isolato, ma come un meccanismo intrinseco e sottostante alla maggior parte delle aree coinvolte nei movimenti motori. Infatti, come vedremo in seguito, la disfunzione di questo sistema non provoca deficit selettivi in lesioni focali. Più che altro, il coinvolgimento di questo sistema si rileva nei disturbi dello sviluppo del sistema nervoso e nelle lesioni del lobo frontale. Vediamo quest’ultimo caso a seguire.
Dipendenza e gerarchia
Come accennato, il sistema dei neuroni specchio si sovrappone ad altri sistemi, incluso quello di controllo che sopprime comportamenti imitativi spontanei. Le lesioni frontali causano una serie di deficit caratterizzati dalla comparsa di comportamenti impulsivi generati da stimoli esterni. Il comportamento imitativo è strettamente legato al sistema dei neuroni specchio e può far parte della «sindrome di dipendenza ambientale». Normalmente questa condizione insorge dopo una lesione bilaterale, benché possa verificarsi anche unilateralmente, seppur con minore frequenza. L’osservazione del comportamento altrui può indurre l’attivazione delle aree premotorie e parietali dipendenti dal sistema dei neuroni specchio.
Nei soggetti sani questa attivazione non si manifesta grazie a un’inibizione esercitata dal lobo frontale. Il suo deterioramento distrugge tali meccanismi, trasformando atti potenziali in atti reali. L’ecoprassia consiste nell’imitazione forzata e ripetitiva di comportamenti osservati, spesso accompagnata da perseverazioni. Sebbene sia tipicamente associata a lesioni dei gangli basali, può comparire anche per un danno frontale che determina una disinibizione del sistema dei neuroni specchio.
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Funzionalità del sistema frontoparietale dei neuroni specchio
Imitazione e apprendimento
Un compito fondamentale dell’apprendimento è l’imitazione, che favorisce lo sviluppo di abilità sociali di base, in particolare l’acquisizione del riconoscimento gestuale, posturale, e consente lo sviluppo della comprensione dell’intenzionalità altrui.
Questi neuroni si attivano quando il soggetto compie comportamenti orientati a uno scopo, ma soprattutto quando li osserva negli altri, discriminando i vari componenti dell’azione a seconda della rilevanza intenzionale; anche in assenza dell’oggetto.
Da ciò si deduce che i neuroni specchio non gestiscono solo contenuti relativi a schemi motori o visivi, ma anche astratti, sia per quanto riguarda la modalità sensoriale della contingenza (un suono significativo), sia per elementi non presenti o astratti, che nell’apprendimento si relazionano all’intenzionalità, fattore chiave nella comprensione dei motivi altrui.
L’informazione motoria integrata presenta caratteristiche processuali significative:
- processamento del movimento,
- delle parti del corpo,
- monitoraggio dell’azione finalizzata a uno scopo di un soggetto esterno,
- ecc.
La vicinanza a sistemi frontoparietali che supportano vari tipi di integrazione sensoriomotoria suggerisce che la codifica dell’azione nel sistema dei neuroni specchio sia connessa a una forma di integrazione sensoriale. L’imitazione è una di queste forme di integrazione. In tale contesto, l’osservatore confronta le informazioni nelle aree primarie (input visivi) con il comportamento osservato, come spiegato sopra.
La letteratura sull’imitazione sottolinea l’importanza di differenziare varie forme di imitazione o contagio dall’imitazione vera e propria – cioè l’aggiunta di qualcosa di nuovo al repertorio motorio dopo aver osservato gli altri. Questa distinzione è riscontrabile a livello neuronale, distinguendo le interazioni tra il sistema dei neuroni specchio e le strutture prefrontali e parietali di preparazione all’esecuzione durante l’apprendimento per imitazione, e l’interazione tra il sistema dei neuroni specchio e il sistema limbico durante il contagio emotivo. Probabilmente, come vedremo più avanti, nel disturbo dello spettro autistico uno di questi sistemi è più compromesso dell’altro.
I neuroni specchio possiedono proprietà individuali:
Si attivano sia nell’azione imitata sia nell’azione osservata senza imitarla. Presentano due livelli di congruenza:
- stretta, in cui i neuroni si attivano esclusivamente per azioni e osservazioni sostanzialmente identiche;
- approximately congruence (congruenza approssimata), in cui si attivano in risposta all’osservazione di un’azione non necessariamente identica a quella eseguita, ma con lo stesso fine.
Le soglie di attivazione sono definite dalla logica dell’azione, non dall’oggetto o dalla distanza. Da queste proprietà si deduce che i neuroni specchio gestiscono contenuti astratti delle azioni osservate. Ma qual è il grado di astrazione di questa codifica? Elevato, come dimostrano esperimenti con condizioni di “nascosto”, in cui i neuroni si attivano in base alla situazione iniziale di presenza o assenza, discriminando i contesti.
Esiste un riconoscimento sensoriale delle azioni sonore (input sonori) nel sistema dei neuroni specchio. Ciò fornisce una base per comprendere il linguaggio come un codice appreso – almeno nelle fasi iniziali – tramite imitazione fisica e gestuale.
Gerarchia funzionale del sistema frontoparietale nel processamento motorio
Come menzionato, esiste una gerarchia funzionale nel sistema dei neuroni specchio quando si osserva un’azione motoria per impararla. I livelli di base del processamento motorio sono stati ampiamente studiati. Tuttavia, il sistema dei neuroni specchio risponde a una gerarchia in cui il processamento dei movimenti è di alto livello, realizzando computazioni tra le conseguenze dell’azione e gli obiettivi.
Per computare questa conoscenza, è necessario dissociare i componenti contestuali dell’azione: in primo luogo, l’oggetto in sé che rappresenta l’obiettivo. Gli studi finora non erano conclusivi, ma grazie a tecniche di soppressione neuronale come la Stimolazione magnetica si è ottenuta la dissociazione tra processamento di alto livello e processamento meramente cinematico. Si è osservato che l’identificazione dell’oggetto-obiettivo avviene nel solco intraparietale anteriore (Hamilton & Grafton, 2006). Pertanto, esiste un processamento differenziale degli oggetti anche quando l’azione è la stessa (es. afferrare). Inoltre, questa dissociazione riguarda anche l’analisi delle conseguenze attese dell’azione, che ha un livello gerarchico superiore.
È importante notare che il processamento degli obiettivi implica il processamento dei movimenti necessari per realizzare l’obiettivo, ma su livelli gerarchici diversi: il processamento del programma motorio (non la sua pianificazione) è di livello inferiore. Hamilton & Grafton (2007) hanno dimostrato una lateralizzazione del sistema dei neuroni specchio che computa le conseguenze dell’azione: hanno scoperto che le conseguenze di un’azione osservata vengono elaborate nel giro frontale inferiore e nel lobo parietale inferiore destro, nel solco postcentrale sinistro e nel solco intraparietale anteriore sinistro.
Nel complesso propongono un modello gerarchico composto da: un processamento di basso livello – cognitivo – che implica il pattern motorio. Il processamento del pattern motorio avviene in un sistema con analisi sia visiva sia motoria dell’azione: la componente visiva coinvolge aree occipitali laterali, mentre il processing cinematico coinvolge le regioni frontali inferiori.
Il processamento di alto livello, definito dall’analisi degli obiettivi, si realizza in un sistema che coinvolge due aree dell’emisfero destro: il lobo intraparietale e, in misura minore, il giro frontale inferiore. In questo processamento, gli oggetti-obiettivo vengono elaborati lateralmente nella corteccia parietale inferiore sinistra. Esiste una gerarchia neuronale quando le azioni osservate vengono eseguite? Sì: i livelli gerarchici differenziano la complessità delle azioni – semplici, complesse (composte da più passaggi), o intenzionali. In quest’ultimo caso la lateralizzazione non appare così marcata.
Esistono evidenze che la pianificazione di atti semplici avvenga nella corteccia motoria e premotoria, e nella corteccia parietale inferiore sinistra. Tuttavia, il lobo parietale inferiore destro sembra implicato nelle comporthem tribcomplexe richiedenti più passaggi, come il problema delle Torri di Londra (Newman et al., 2003). Questa regione è importante per fornire feedback sulle conseguenze motorie e, insieme al cervelletto, per computare correzioni di movimento o di pianificazione spaziale.
Linguaggio
Durante l’imitazione del movimento delle dita, si osserva un incremento dell’attività nella corteccia parietale posteriore rostrale e nel giro frontale inferiore, zone vicine all’area di Broca, suggerendo il coinvolgimento di queste aree specchio in un meccanismo filogenetico di acquisizione del linguaggio (Iacoboni & Dapretto, 2006).
Questa teoria è supportata da vari indizi. Innanzitutto, è stata dimostrata una lateralizzazione sinistra del sistema dei neuroni specchio. Inoltre, l’attivazione del sistema dei neuroni specchio nel cervello delle scimmie può essere estesa alle nostre aree: le regioni corrisponderebbero alla BA 44 umana, adiacente all’area di Broca. Secondo la teoria dell’espressione semantica – che propone un apprendimento bottom-up del linguaggio – e la teoria motoria della percezione del discorso – che considera primari i movimenti facciali associati ai suoni – è stato scoperto che durante la percezione del discorso si attivano le aree motorie del linguaggio, coincidenti col sistema dei neuroni specchio.
Inoltre, è stato dimostrato che il processamento di materiale linguistico produce attivazione motoria, e che l’elaborazione di parole legate a parti del corpo e azioni attiva le aree somatotopiche cerebrali coinvolte nella lettura.
Cognizione sociale e neuroni specchio
Neuroanatomia del sistema dei neuroni specchio limbico
Il secondo sistema specchio è quello emotivo. Come detto, è coinvolto nelle condotte empatiche, ma non funziona isolato dal primo sistema, sebbene torneremo su questo punto più avanti. Il sistema dei neuroni specchio si trova anche in aree corticali che mediano il comportamento emotivo. Osservare il dolore altrui attiva la corteccia cingolata, l’amigdala e l’insula. L’insula è cruciale nell’integrazione delle rappresentazioni sensoriali interne ed esterne: ha una struttura agranulare ed è citoarchitettonicamente simile alle aree motorie.
Di conseguenza, l’insula funge da nodo di comunicazione tra il sistema limbico e l’attivazione corticale somatotopica correlata al dolore, proprio e altrui, rappresentando la base evolutiva dell’empatia. Tuttavia, questa base non è unica. Il sistema empatico si struttura così:
- In primo luogo, serve un nodo nel sistema, l’amigdala, necessario per la attivazione emotiva.
- In secondo luogo, le aree di espressione e regolazione emotiva: l’espressione emotiva basata su schemi corporei comprende l’insula, centro di integrazione interocettiva, e la corteccia cingolata, divisa secondo una classica suddivisione dorsale/cognitiva e rostrale/emotiva (Posner et al., 2007). Recenti evidenze mostrano una distinzione nell’espressione emotiva (interocettiva) nella corteccia cingolata anteriore dorsale e una funzione regolatoria nella corteccia cingolata anteriore rostrale (Etkin et al., 2010), coerente con un sistema di controllo orbito-frontale antero-posteriore (orbito-frontale–cingolato–amigdala).
- In terzo luogo, il nodo di processamento di alto livello, ovvero il sistema dei neuroni specchio composto da insula e corteccia frontale anteriore mediale. Il sistema specchio dell’insula si sovrappone al sistema di espressione emotiva interocettiva. L’interazione di questo sistema con l’emozione varia in base alla complessità dell’atto emotivo.
Come funziona il sistema dei neuroni specchio nella cognizione sociale?
Il sistema dei neuroni specchio opera in due modi nella cognizione sociale:
- È necessario per la predizione e l’attribuzione di stati mentali (teoria della mente).
- Pone in moto meccanismi di riconoscimento ed espressività affettiva. Il primo sistema di predizione: gli atti osservati vengono computati da un sistema frontoparietale di neuroni specchio insieme alle loro conseguenze.
Questo sistema funge da modello predittivo evolvendosi da processi semplici bottom-up a un sistema di regolazione top-down nel tempo, confrontando gli schemi motori osservati con l’apprendimento accumulato, allo scopo di stabilire pattern predittivi statistici che minimizzino l’errore (Kilner et al., 2007). Questa computazione è anch’essa gerarchica, seguendo una distribuzione gerarchica degli assi teorici cerebrali. In questa gerarchia, il lobo frontale elabora il confronto tra comportamento osservato e stato mentale presunto, mentre la corteccia motoria, parietale e il solco temporale superiore integrano l’informazione visiva e gli schemi motori immagazzinati.
Passiamo ora al secondo sistema dell’empatia, il sistema dei neuroni specchio limbico (insula, corteccia cingolata e lobo frontale).
Neuroni specchio ed empatia
Il ruolo dei neuroni specchio nei comportamenti empatici, come l’adozione di gesti facciali e posture in interazioni imitativa, è fondamentale insieme all’adozione emotiva (sistema limbico). Come detto, i neuroni specchio computano i movimenti in termini di conseguenze ed obiettivi. Questa conoscenza costituisce la base della cognizione sociale insieme al secondo sistema di integrazione emotiva. L’empatia non è un processo univoco. Sebbene vi siano prove che osservare una punizione altrui attivi amigdala, corteccia cingolata anteriore e insula – oltre a talamo e cervelletto – (Jackson et al., 2005), il processo completo probabilmente coinvolge una rete estesa con aree di alto livello che influenzano le risposte emotive.
Questo potrebbe essere il ruolo dei neuroni specchio nell’empatia. L’empatia è supportata da una rete cerebrale estesa composta dal sistema dei neuroni specchio, dal sistema limbico e dall’insula, che funge da nodo di connessione. All’interno di questa rete, i neuroni specchio simulano le espressioni e i gesti facciali osservati negli altri verso le aree di processamento di basso livello tramite l’insula, attivandole. Infine, generano uno stato emotivo nell’osservatore, fornendo un sistema alternativo di emozioni basato sulla simulazione per la cognizione sociale.
Questa teoria è nota come «teoria della simulazione» (Gallese & Goldman, 1998; cit. in Frith & Frith, 2006), e propone che comprendiamo le emozioni altrui attraverso gli stati interni che esse ci suscitano. Pertanto, il modo più comune di empatizzare è adottare letteralmente la postura dell’altro per simularla interiormente. E ancora una volta, quando tentiamo di assumere la postura di chi esprime emozioni, lo facciamo anche a livello facciale, attivando il sistema limbico.
In sintesi, i neuroni specchio fanno da base sensoriomotoria per l’empatia. Nel trattare questo sistema e il suo rapporto con l’empatia, è necessario distinguere: comprendere e simulare le emozioni non è l’unico passo per la cognizione sociale, poiché bisogna tener conto della personalità stabile dell’individuo per formulare predizioni.
In questo ambito, conviene nuovamente operare una distinzione: neuronally, pensare al probabile comportamento ed emozioni di una persona simile a noi è lo stesso che farlo per una persona diversa? No. Pensare a qualcuno simile attiva la corteccia prefrontale mediale ventrale, in particolare BA 18, 9, 57 e 10; mentre pensare alle reazioni probabili di altri attiva la corteccia prefrontale dorsale, BA 9, 45 e 42 (Frith & Frith, 2006).
Esiste infatti un asse funzionale mediale-laterale del cervello, in cui le aree più centrali sono legate alla rappresentazione del sé e delle proprie emozioni, mentre le regioni laterali implicano la rappresentazione del mondo esterno e degli altri. Tale ipotesi si basa sul fatto che le aree mediali sono più connesse ai centri limbici e alle informazioni propriocettive, quindi influenzate dai dati sensoriali, mentre le aree laterali sono più riflessive e dipendenti da rappresentazioni del mondo esterno. Amodio & Frith (2006) segnalano un nodo centrale per la cognizione sociale: la corteccia frontale mediale (BA 10).
Sistema dei neuroni specchio e riabilitazione motoria
Pur avendo descritto la funzione del sistema dei neuroni specchio nell’apprendimento motorio, è interessante evidenziare il suo ruolo nella formazione di un archivio di memoria motoria. Le prove più solide provengono da Stefan et al. (2007), che mostrano come l’apprendimento di una sequenza motoria tramite osservazione potenzi la formazione della memoria motoria rispetto all’apprendimento individuale. Si è scoperto che l’apprendimento per osservazione può indurre processi di neuroplasticità a lungo termine, mediati dal sistema dei neuroni specchio nella corteccia motoria.
In uno studio di Ertelt et al. (2008), due gruppi di pazienti con infarto dell’arteria cerebrale media e arto paretico hanno seguito due terapie: una con stimoli audiovisivi e l’altra senza. Il gruppo addestrato con esempi audiovisivi ha mostrato un miglioramento maggiore nell’arto paretico rispetto al controllo. Inoltre, è stata proposta la terapia allo specchio come alternativa per indurre plasticità: il paziente esercita l’arto sano davanti a uno specchio parassagittale, creando un’illusione visiva dell’arto paretico. I risultati evidenziano una generazione di plasticità corticale.
Neuroni specchio e terapia nei disturbi dello spettro autistico (Autismo e Asperger)
Sviluppo e disfunzione
Ci sono prove indirette di attività dei neuroni specchio fin dal primo anno di vita per la predizione degli obiettivi osservati (Falck-Ytter et al., 2006; cit. in Iacoboni & Dapretto, 2006). Nei bambini sotto gli 11 anni queste evidenze, sebbene meno robuste che negli adulti (comprensibile considerando l’immaturità del sistema), mostrano indice di attivazione dei neuroni specchio in vari parametri (soppressione del ritmo mu, EEG, spettroscopia nel vicino infrarosso, fMRI) per attività di imitazione, competenza sociale ed empatia. Pertanto, pur non conoscendo con precisione il ruolo del sistema dei neuroni specchio nel comportamento sociale, è evidente che vi svolga una funzione centrale.
Probabilmente una delle chiavi per stabilirne l’importanza è la disfunzione nei bambini con autismo e altri disturbi della comunicazione. Nell’autismo è stato proposto un deficit di simulazione neuronale nella modellazione dei comportamenti osservati, ostacolando una corretta «comprensione esperienziale» degli altri. Questo deficit è stato riscontrato a livello neurologico nel circuito dei neuroni specchio, con anomalie strutturali in soggetti con disturbi dello spettro autistico.
Tale disturbo impedisce per esempio un corretto riconoscimento delle emozioni nelle espressioni facciali a causa di una non adeguata attivazione del circuito centrale. Tuttavia, i soggetti autistici sanno identificare l’atto non emotivo (pur senza comprenderne lo scopo), suggerendo una disfunzione più marcata del circuito limbico dei neuroni specchio rispetto al meccanismo imitativo. Questo deficit si correla alla gravità del disturbo.
I dati su Asperger mostrano un deficit simile ma meno grave (ritardi nell’acquisizione comportamentale) che coinvolge l’imitazione, suggerendo un ruolo importante dell’imitazione nella terapia. La terapia per soggetti con disturbi dello spettro autistico può implicare il sistema dei neuroni specchio. Ci sono evidenze che in parte il disturbo comporti un deficit nell’imitazione e nella produzione linguistica, con coinvolgimento dei neuroni specchio (Wan et al., 2010).
È stato dimostrato che la terapia musicale migliora i sintomi. Poiché il sistema sensoriomotorio è coinvolto nel processamento del linguaggio e vi è modulazione motoria durante tale elaborazione, è logico pensare che attivare il sistema dei neuroni specchio possa beneficiare entrambi i sintomi. La musica stimola il sistema e favorisce la plasticità neuronale, essendo un atto espressivo motorio e attivando, tra le altre, l’area di Broca (BA 44). Questo approccio, unito al canto, produce effetti benefici nei pazienti con afasia di Broca, molti dei quali riescono a pronunciare parole inserite in una prosodia diversa dalla normale.
Rispetto al parlare, cantare induce un’attivazione bilaterale di una rete frontotemporale, parte della quale condivide neuroni con il meccanismo dei neuroni specchio. Tale sovrapposizione migliora gli schemi di coordinazione udito-motoria, deficitata nei disturbi della comunicazione.
Per quanto riguarda l’imitazione, il grado di efficacia varia come nei dati sperimentali precedenti. I bambini con Asperger mostrano un buon progresso, soprattutto se la terapia coinvolge inizialmente persone vicine e ancora di più se si utilizzano video con il soggetto stesso. Questi miglioramenti si riscontrano nella soppressione delle onde mu nella corteccia sensoriomotoria, parte del sistema dei neuroni specchio.
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